Antonio Cassisa

C’è un’altra cosa che mi torna spesso a mente e sono alcuni piatti di cui mio padre andava matto. Mi affascinava vederlo mangiare perché quando aveva di fronte un piatto che gli piaceva lo mangiava con gusto, emettendo rumori di piacere e commentandone il gusto che, quando raggiungeva il top, definiva “mondiale”.

Erano diverse le pietanze che lo facevano “parlare” con il piatto, tipo la trippa, brodi e minestre di ogni tipo, il cous cous cucinato da mia madre secondo l’antica ricetta siciliana di mia nonna Anna, la mamma di mio padre, e il pesce con l’apoteosi che si raggiungeva con i crostacei di cui mangiava la polpa anche della più minuscola chela o i ricci che ricordo avergli visto mangiare crudi, appena pescati, col pane e un po’ di limone. Amava molto anche le chiocciole di terra (di cui già vi racconto come ho imparato a cucinare anche in sua memoria … leggi QUI per la ricetta) e molti altri piatti che mia mamma gli cucinava meno spesso ma quando ciò succedeva, era una festa.

Tra tutti i piatti ce n’era uno che lo faceva impazzire e che mi lasciava perplesso. Era la zuppa di limoni che lui si faceva spesso al posto del primo e che si gustava in una maniera incredibile. Se la preparava da solo sbucciando un paio di limoni grossi, facendoli a pezzi abbastanza grandi in una normale scodella, poi aggiungeva un po’ d’acqua a coprirli, un po’ d’olio d’oliva, sale, pepe ed era pronto per gustarseli. Si chinava sul piatto e ancora mi pare di sentire il rumore del limone che scricchiolava dentro la sua bocca piena. Insieme ci metteva anche un po’ di pane e nel tempo che noi avevamo impiegato a mangiare tre forchettate di pasta, lui aveva finito e ripulito il tutto.

Non ho mai avuto il coraggio di assaggiare quel piatto, che era tipico della tradizione povera siciliana e che, senza che lui mi avesse mai raccontato alcun aneddoto al riguardo, ha sempre aperto nella mia immaginazione, scenari di vita in cui mio padre giovane se lo mangiava magari utilizzando tutto ciò che all’epoca era possibile avere in tavola.

Mi son sempre chiesto come sia possibile mangiare un limone intero senza che gli occhi si chiudano, la bocca si contorga e alla fine avere effetti restringenti di cui non sentiamo l’esigenza, ma tale e tanto era il gusto con cui mio padre lo faceva che sono certo essere gustoso, oltre che purificante.

Prima o poi lo assaggerò ma al momento preferisco gustarmi il succoso ricordo che mi porto dentro.

Dal blog “I Penzieri der Cassisa

Foto: Wikipedia

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