Prosegue la chiacchierata con i candidati a sindaco di Pisa. Stavolta abbiamo parlato con Francesco “Ciccio” Auletta, sostenuto da tre forze di sinistra, “Una Città in Comune”, “Rifondazione comunista” e “Possibile”.

Quando e perché ha deciso che avrebbe corso come candidato a sindaco di Pisa?
Cinque anni fa prendeva piede l’eresia di “Una Città in Comune”, un progetto politico portato avanti con Rifondazione Comunista che aveva e tuttora ha, più forte di prima, l’obiettivo di costruire un’altra rappresentanza, fondata sul concetto che ogni cittadino è ‘primo cittadino’. Il fatto che sia io il candidato a sindaco della coalizione della sinistra  (Possibile-Rifondazione Comunista- Una città in comune) è il frutto di una profonda e trasversale valutazione collettiva, all’interno di un percorso in cui la rappresentanza è il valore fondante, non il personalismo di questo o di quell’altro candidato a sindaco.

Che giudizio dà degli ultimi dieci anni amministrati dal sindaco Filippeschi? E degli ultimi 24 guidati dal centrosinistra? C’è stata, a suo avviso, continuità politica?
La definirei una nefasta continuità. Il giudizio non può che essere negativo. La storia della sciagurata amministrazione Filippeschi parla da sé. Dieci anni contraddistinti da una radicale chiusura al confronto con le cittadine e i cittadini, da un’ostilità aperta contro gli spazi sociali, da una miope concessione ai temi più beceri del cerchiobottismo. Tutto per un mero calcolo politico, che però ha contribuito alla avanzata delle peggiori destre. Il partito del cemento e del mattone si porterà addosso questa responsabilità epocale.

Ci racconta quando e perché ha iniziato a fare politica. Cosa ha fatto in questi anni?
La passione politica ha un’origine lontana, che affonda nei primi anni dell’adolescenza nella mia città d’origine, Catania. La politica è sempre stata un’occupazione totalizzante, anche quando ha dovuto convivere con i tempi del lavoro e della famiglia. I miei ultimi anni vorrei fotografarli così: nelle prime linee dell’opposizione in Consiglio Comunale a Pisa.

La prima cosa che vorrebbe fare se fosse eletto sindaco?
Lo diciamo da tempo e lo ribadiamo: emergenza lavoro, lotta contro la povertà, risposte alla emergenza abitativa tramite la leva fiscale fino alla requisizione dei grandissimi patrimoni immobiliari lasciati sfitti e in abbandono. La casa è un diritto assoluto che non può essere negato per l’arroganza di qualche lobby.

Il tema sicurezza secondo alcuni è la priorità. Lei è d’accordo? In caso contrario qual è, a suo avviso, l’emergenza più importante da affrontare?
La sicurezza è in primo luogo sicurezza sociale: è la povertà il primo motore di insicurezza e di degrado, umano e cittadino. Politiche sociali e di accoglienza, manutenzione della città, investimento sulla cultura e gli spazi sociali sono  un antidoto efficacissimo contro le presunte emergenze securitarie sbandierate da questa amministrazione.

Questione stadio. Ci può dire qual è la sua posizione?
Per quanto riguarda l’Arena Garibaldi, riqualificarla per lo sport e per il quartiere è sempre stato un nostro obbiettivo. Molti sono gli atti concreti che testimoniano che siamo favorevoli ad un progetto di riqualificazione dell’Arena Garibaldi, dal ricorso al TAR del 2009 in cui ci opponemmo alla previsione di un nuovo stadio a Ospedaletto alla proposta di emendamento alla variante di monitoraggio da noi presentata nel 2017 per cancellare definitivamente l’ipotesi di Ospedaletto. Vogliamo entrare nel merito e poter valutare i progetti presentati dai proponenti: progetti attualmente in gran parte incompleti e carenti di documentazione d’appoggio, a partire dalla mancanza del Piano Economico Finanziario, indispensabile per poter valutare concretamente la credibilità e sostenibilità del progetto stesso. Per noi è prioritario il bene pubblico e non eventuali interessi legati ad operazioni immobiliari, specialmente a fronte di un mondo del calcio in cui la finanziarizzazione delle società e degli interessi economici collegati la fanno da padrone.

Per anni si è parlato di Area Vasta. È ancora un tema d’attualità? In che senso?
Parlare di pianificazione sovracomunale è fondamentale, e lo sarà sempre di più vista la connessione dei territori ormai ineludibile. Il problema è capire chi sono gli interlocutori e i rispettivi ruoli. Oggi, grazie alle riforme degli ultimi governi, ci troviamo in una situazione in cui la finta eliminazione delle provincie ha creato un caos organizzativo che ancora stenta ad essere riportata alla normalità. Noi crediamo nella pianificazione prima di tutto di area pisana, ovvero la prima fascia intorno alla città di Pisa, proprio per cominciare a condividere le strategie e razionalizzare le infrastrutture. Fare sistema in tutte le aree, dalla sanità alla cultura, dal turismo alla regimazione idraulica è fondamentale per aggiornare, senza aggredire i nostri territori.

I pisani sono molto sensibili alle loro eccellenze: ospedale, università e, non da ultimo, l’aeroporto. Che fare per difendere il Galilei dalle mire dei fiorentini?
Il sistema aeroportuale è stato già svenduto dal centrosinistra con le recenti privatizzazioni in questi anni. Tutto il resto è propaganda. A noi interessa la tutela assoluta dei lavoratori a partire da un convinto e radicale contrasto al piano di esternalizzazione dei servizi. Inoltre, l’aeroporto è senza dubbio una risorsa per la città ma il suo sviluppo deve essere compatibile con una migliore qualità della vita dei cittadini, a partire dalla fatidica questione dell’inquinamento acustico nei quartieri interessati tenuto conto che Toscana Aeroporti non rispetta le normative vigenti.

Come si comporterebbe in caso di ballottaggio qualora lei non fosse tra i primi due in lizza per la poltrona di sindaco?
È un’ipotesi che nemmeno prendiamo in considerazione. I nostri avversari sono tutti omologati dal loro posizionamento a destra, Pd compreso. Pertanto saremo noi una delle due forze che si giocherà la partita del ballottaggio.

Facciamo un gioco. Ha la possibilità di tornare indietro nel tempo e correggere un errore che è stato fatto a Pisa nel passato. Cosa fa?
Farei pagare fino all’ultimo centesimo tutti gli arretrati a chi come Pampana o Bulgarella ha un debito stratosferico con il Comune per l’occupazione di suolo per cantieri mai chiusi e lasciati all’incuria. A proposito di quest’ultimo, poi, mai e ancora mai avrei fatto costruire lo scempio delle Torri a Cisanello, un monumento alla vergogna.

Le offriamo la possibilità di lanciare un appello attraverso L’Arno.it. Dica pure ciò che vuole…
Voglio rivolgere un invito alle cittadine e ai cittadini pisani: valutate se non è questo il tempo per cambiare alla radice la nostra vita e quella dei nostri figli. Abbiamo l’occasione di far diventare Pisa un laboratorio politico di nuova cittadinanza, una città più equa, più giusta, più inclusiva. In una parola: una città felice.

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