Il centrodestra è al settimo cielo per la conquista dei seggi uninominali pisani sia alla Camera che al Senato. Un risultato a dir poco sorprendente, che evidenzia la crisi del centrosinistra e, al contempo, la fatica del Movimento 5 Stelle, il cui vento in Toscana non soffia così forte come in altre zone d’Italia.  Edoardo Ziello viene eletto alla Camera con il 33,73% (51.258 voti), davanti a Lucia Ciampi (Pd) che si ferma al 29,20% (44.322 voti). Al terzo posto Laura Palagini, del Movimento 5 Stelle, con il 25,69% (39.005 voti). Il pisano Nicola Fratoianni (Leu) si ferma al 6,15% (9.349 voti).

Nella battaglia per il Senato Rosellina Sbrana entra al Senato con il 32,75% (91.577 voti) soffiando il posto al ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, che si ferma ferma al 32,03% (89.589 voti). Lo scarto di voti è minimo, pari a 1.988 voti. Il Movimento 5 Stelle, con Valeria Marrocco, prende il 25,21% (70.514 voti).

Cosa si può dire in vista delle imminenti elezioni Comunali di Pisa? La partita è più aperta che mai, come spieghiamo in questo articolo. Lo scarto di voti tra centrodestra e centrosinistra nel solo territorio del Comune di Pisa, infatti, è pari a 260 voti (0,51%). Un paio di grossi condomini.

La sinistra non deve fare l’errore di pensare che per vincere le basterà il pallottoliere, sommando i voti che ha preso il 4 marzo a quelli conquistati da Leu (4.418, pari all’8,65%). Certamente la coalizione si rafforzerebbe, ma i voti vanno sempre conquistati sul campo, mai dati per scontati. Per questo saranno decisive le candidature (comprese quelle dei candidati al Consiglio comunale), oltre che le alleanze e i programmi.

Resosi pienamente conto della propria rinnovata centralità, l’ex sindaco Paolo Fontanelli ha commentato in questo modo la situazione politica, in generale e per quanto riguarda Pisa:

Dalle urne delle elezioni politiche di ieri è uscito un risultato per certi versi sconvolgente, che comunque non determina le condizioni per dare una governabilità certa al Paese. Il contemporaneo successo del M5S, guidato da Di Maio, e della Lega, guidata da Salvini, crea una situazione imprevista. Soprattutto se vista insieme alla profonda sconfitta del Pd di Renzi e del partito di Berlusconi.

Si apre una fase nuova, in cui le forze che hanno raccolto e incanalato l’area del malessere e della protesta, e con esse una certa domanda di cambiamento, si trovano a fare i conti con il problema di costruire una soluzione di Governo per il Paese. Ma su questo vedremo gli sviluppi nei prossimi giorni. Invece quello che va ammesso subito è il risultato estremamente deludente di Liberi e Uguali. È evidente che il progetto dal quale ha preso le mosse la nascita di questo nuovo soggetto politico non ha preso il volo. Siamo rimasti sulla pista di lancio. Eppure nell’analisi della situazione italiana, nella crescita del malessere sociale e nella necessità di rimettere in campo politiche di sinistra improntate alla lotta alle diseguaglianze, avevamo visto per tempo anche il rischio di una forte presa delle posizioni populiste. E avevamo parlato dell’esigenza di indicare una proposta visibile sul piano del cambiamento. Ma non siamo riusciti a farlo. In qualche modo, sia sulle liste che sulla radicalità delle proposte, siamo rimasti impigliati in una trama, che ci teneva dentro il vecchio sistema politico.

Esattamente come è successo a molta parte della sinistra europea, travolta o ridimensionata dal vento della politica antisistema. Il nostro messaggio non è riuscito ad uscire da quel recinto.
Ma tuttavia ciò non impedisce la possibilità, e anzi direi la necessità, di rilanciare quel discorso attraverso una riflessione ed un confronto serio e approfondito. Come abbiamo detto prima del voto per noi di Liberi e Uguali il 4 marzo era e resta un punto di partenza e non di arrivo. Per questo dobbiamo aprire la discussione il prima possibile, anche in vista delle scadenze ormai prossime, come le elezioni comunali, con l’obbiettivo di sbarrare la strada ad una destra che dopo queste elezioni si presenterà agguerrita nel tentativo di conquistare il Comune. E con l’idea che per riuscirci dobbiamo lavorare ad una proposta in grado di intercettare almeno una parte di quel malessere e di quella domanda di novità e di cambiamento, che ha soffiato nelle vele del populismo nelle elezioni politiche”.

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