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Bicchiere mezzo pieno per il Pisa di Pazienza

- Pisa calcio
28 Ottobre 2017

Dopo lo 0-0 di Piacenza la frase più ricorrente tra i tifosi del Pisa è questa: quattro punti in due trasferte vanno più che bene. Ed è difficile pensare il contrario. Le partite, però, vanno sempre analizzate in controluce. Ed è questo che, anche stavolta, hanno provato a fare i Pisani al Nord.

“Per come l’ho vista io – osserva Stefano Garzella – il Pisa è stato molto scolastico, quasi in fase di apprendimento. Forse troppo legato al possesso palla che chiede l’allenatore (hai qualità, lo puoi fare), ma davanti l’attacco è stato poco supportato. Da ignorante dico che con il 4-4-2 siamo più pericolosi e infatti avrei messo Birindelli e avanzato Mannini sulla sinistra, con Giannone a destra. Però il Piacenza difendeva in 10 e poteva essere pericoloso in contropiede. Poteva anche succedere di essere costretti a lanciare lungo per saltare il centrocampo. Infatti il possesso palla doveva servire a farli uscire un po’, ma davanti devi saltare l’uomo altrimenti non funziona. Comunque 4 punti in due trasferte consecutive…”.

Massimiliano Manzi focalizza la propria attenzione sul tecnico del Piacenza: “Con 15 giorni di tempo, vista la sosta in campionato, ha preparato il match minuziosamente, tanto da portare via il risultato massimo possibile con questa squadra, lo 0-0. Un Pisa padrone del fraseggio in campo si vede chiudere ogni via alla porta avversaria. Una partita giocata tra i due tecnici, più che tra le due formazioni, lascia intravedere il buon livello di Pazienza, secondo a nessuno, e della formazione neroblu. Il Pisa resta la formazione da arginare e da battere. Ottimi i 4 punti conquistati nelle due trasferte più difficili del campionato ad oggi”.

“Il Pisa si è visto a sprazzi – commenta Salvatore Ciotta –. Bene la prima mezzora, così così nel secondo tempo. Il Piacenza si è reso pericoloso nell’ultimo quarto d’ora del secondo tempo. Per i nerazzurri bene difesa e centrocampo, male l’attacco, non ispirato. Il 4-2-3-1 ha penalizzato di nuovo Eusepi, troppo solo. Nel finale siamo passati al 3-5-2 ma non è servito a niente. Buoni, comunque, i 4 punti in due partite”.

“Sul piano del palleggio abbiamo dominato – rileva Lorenzo Gioli – tenendo il pallino del gioco. Non siamo riusciti però concretizzare negli ultimi trenta metri, anche se loro si sono chiusi molto bene in difesa. Comunque i 4 punti conquistati sono meritatissimi”.

“Una mezz’ora decente – commenta Roberto Bassi – poi si è visto veramente poco. Era un campo difficile ma forse si poteva fare qualcosa di più. I quattro punti tra Alessandria e Piacenza sono un buon bottino”. Poi suona la carica: “Ora bisogna vincere sempre fino al derby (con il Livorno, ndr) e lì potremo capire qualcosa in più di questa squadra”.

Più critico il giudizio di Michele Vitagliano: “Sì, è vero, il Piacenza si è chiuso bene e non ci ha permesso di giocare. Noi però non siamo stati brillanti né atleticamente né mentalmente. Non saltavamo mai l’uomo e si apriva poco il gioco. Non mi è piaciuta la partita, e non solo perché non si è vinto”.

“La vittoria non è arrivata, il gioco langue, la colpa è sempre di Gautieri – scherza Francesco Fasulo -. A mio parere siamo sempre alle solite. Quando a un quarto d’ora dalla fine vedi che non riesci a sfondare col gioco, devi mettere la “garra”, come dicono in Sudamerica. Cioè devi arrivare ad una tale condizione che ti porta a fare meta, non gol. Gliela devi buttare dentro, non puoi pensare di giocare sempre. Arriverà anche con il gioco il gol, ma non arriva sempre. Si segna quando le punte sono in forma e un sacco di altre variabili girano per il verso gusto. Secondo alcuni abbiamo giocato molto meglio del solito, si sarebbe vista una grande differenza rispetto ai tempi di Gautieri. Per me tutta questa differenza non si è vista. Certo, ad Alessandra abbiamo giocato molto meglio. Tre gol subiti in undici partite. Qualcuno ci ha lavorato su questa difesa, ovviamente non è stato Gautieri. Spesso mi hanno detto che in serie C si va avanti se non si prendono gol. Speriamo sia davvero così. Certo che una punta, magari da buttare nella mischia nell’ultimo quarto d’ora per provare a sbloccare il risultato, non sarebbe male. Uno, per intendersi, come Massaro ai tempi d’oro del Milan. Dietro siamo messi bene, Lisuzzo è gigantesco, monumentale… però non segniamo mai. E i gol in questo gioco servono”.

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Un fiume unisce la Toscana e rappresenta il modo di vivere forte e intraprendente del suo popolo. L'Arno.it desidera raccontarlo con le sue storie, fatiche, sofferenze, gioie e speranze. Senza dimenticare i molti toscani che vivono lontani, o all'estero, ma hanno sempre nel cuore la loro meravigliosa terra.

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