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Quando la cultura si fa in casa (e bene)

- Cultura, Interviste
2 Ottobre 2017

C’è un posto, nel cuore di Pisa, dove si respira cultura a 360°: poesia, teatro, pittura, filosofia. E spazio ai
dibattiti e alla socialità. Sembrerà strano ma è una casa privata. Ne abbiamo parlato con uno degli animatori,
l’avvocato Michele Di Gregorio.

Come e quando è è nata questa esperienza? Vi ispirate a qualcuno?

Abitazioni private a sevizio dell’arte non sono una novità, neppure a Pisa. Ma, nel mio caso, non c’è un’ispirazione o un
modello. Tutto è nato per caso, nel 2014, quando ho commissionato un’opera da integrare stabilmente nella mia
residenza ad un artista pisano, Orlando Procopio. Gli indicai un’intera parete, gli affidai le chiavi di casa e partii per le
vacanze. Ebbi qualche pensiero, ma, al ritorno, compresi che ne era valsa la pena. Procopio, mi chiese di fare una sorta
di inaugurazione dell’opera. A quel tempo, la mia residenza aveva una vita piuttosto intima, direi blindata.
All’inaugurazione parteciparono alcuni artisti. Rimasero colpiti dall’abitazione che, rammento, fu il primo studio degli
architetti Alessandro e Gianluigi Melis (Heliopolis21). Mi fu chiesto di ospitare una mostra e, da lì, le mie quattro mura
si sono aperte alla cultura ed alla città.

A chi si rivolge la vostra proposta culturale? Ci si deve iscrivere ad un’associazione? 

Mai.Social.Maison (questo è il nome che ho dato all’avventura su Facebook) si apre a chi apprezza la cultura, a chi ama
l’arte, ma anche la vita mondana. Non è un’associazione, non ci sono quote; ogni evento è semplicemente un invito a
casa mia, ampio, ma pur sempre personale. Sono serate culturali, ma anche conviviali. Chi partecipa, comunque, è mio
personale ospite e magari anche di qualche imprenditore lungimirante che, in cambio di visibilità, collabora alla buona
riuscita delle iniziative, come Cinzia Tassinelli de La Gallina Nera.

Quale tipo di attività avete svolto sino ad ora?

Soprattutto mostre d’arte. Personali e collettive. E’ molto faticoso. Allestire una mostra è faticoso. Ospitarla fino nella
camera da letto è faticoso. Ogni volta significa stipare le mie opere in una stanza e mettere mano a martelli, chiodi,
viti….. soffrire per la violenza sulle pareti di casa, che, tuttavia, alla fine, con un po’ di stucco e di vernice, tornano
come prima (più o meno). Ma ogni volta è anche una grande soddisfazione. Soprattutto scoprire che le persone
apprezzano l’arte sinceramente e non per dovere “culturale”. Non solo arte figurativa, però. Ho ospitato teatro, presentazioni di libri, di opere video, come quelle di Emanuele Salce. Un’occasione particolarmente magica è stato ascoltare, nella mia sala, il Quartetto di Fiesole nella Rosamunda di Schubert.

Progetti futuri?

A ottobre, ospiterò Fabio Canino per la presentazione del suo romanzo “Rainbow Republic”. Poi un grande salto nella
musica classica contemporanea, con le musiciste Elisa Azzarà e Tiziana Gallo. La musica contemporanea,
nell’immaginario di tutti noi, è qualcosa di ostico. Ma è un’idea errata e voglio provare a cambiarla.

Avete contatti (e di che tipo) con le istituzioni culturali cittadine?

Sì certo. Del tipo adatto a questo genere di situazione, il che significa che, tra i mie ospiti, ci sono esponenti
dell’amministrazione comunale. Sono ospiti graditi come gli altri, senza nessun maggior onere od onore.

Il vostro esempio dimostra che per fare cultura non servono solo i soldi e le iniziative pubbliche. Si può fare
molto anche dal basso, dai cittadini. Anche questo, se vogliamo, è un messaggio che lanciate alla città…

Io mi diverto moltissimo. Se si volessero trarre messaggi edificanti dal mio divertimento, ne sarei lusingato. E’ certo,
tuttavia, che la cultura non debba alternarsi solo tra la sfera personalissima di ciascuno ed il monopolio, a volte stanco,
delle istituzioni, pubbliche o private che siano. Forse, proprio quest’impostazione sopisce, in parte, la passione per la
cultura.

Qual è lo stato di salute della città a livello culturale? Sembra dinamica ma se guardiamo alla vicina Lucca, per
fare un esempio, notiamo alcune differenze (i nostri vicini sembrano decisamente molto più attivi di noi)… è
davvero così?

Pisa è sede di istituzioni “culturali” di massimo livello, mi riferisco soprattutto alle università la cui offerta, tuttavia –
per fin troppo ovvie ragioni – è indirizzata prevalentemente a chi le frequenta. Inoltre, le università sono istituzioni e
soffrono dei mali comuni alle istituzioni italiane, ovvero la burocrazia ed una certa lontananza dai cittadini, ma l’offerta culturale è sconfinata. Per limitarci all’arte, anche Palazzo Blu mi pare presenti un’offerta culturale rispettabilissima, senz’altro passibile di miglioramento, ma rispettabile. Neppure l’amministrazione comunale è ferma; recentemente, per esempio, insieme all’Università di Pisa ed alla Scuola Normale è riuscita a dare vita ad una iniziativa di enorme interesse: il ciclo di mostre alla Spina, che ha già visto due artisti del calibro di Wolfgang Laib e Richard Nonas. Peccato – e questo è stato un enorme limite – che nessuno o quasi se ne sia accorto. Le mie serate sono state molto più frequentate. Insomma, a che serve portare il mondo a Pisa, se Pisa non se ne accorge neppure?
Il paragone con Lucca, mah…. mi sfugge e non riuscirei proprio a valutarlo.

Treviso, una città molto piccola, è stata in grado di creare un polo espositivo molto importante, con mostre in grado di attrarre ogni anno svariate decine di migliaia di visitatori. Cosa manca a Pisa per replicare un simile risultato? La capacità manageriale, la volontà politica o… ci siamo troppo adagiati sulle nostre sicurezze/certezze e preferiamo vivere di luce riflessa? La Torre, l’Università…

Be’…. più che una domanda, pare un’affermazione e non mi trova completamente d’accordo. Innanzitutto, perché non
credo che la cultura possa essere veicolata solo da mostre di “richiamo nazionale” e neppure da eventi spettacolari come un concerto dei Rolling Stones. Soprattutto, credo che il risultato dell’offerta culturale non debba necessariamente essere misurato in numero di ingressi o di biglietti. Peraltro, Palazzo Blu stacca moltissimi biglietti ed organizza mostre che sono senz’altro di “richiamo nazionale”. Anche l’offerta culturale meno blasonata, peraltro, non manca: se un fine settimana decidi di seguire tutti gli eventi culturali pisani, è possibile che ti sia utile essere ubiquo… Non è detto, però, che ne valga sempre la pena….. magari Pisa soffre un po’ di provincialismo…. Non vedo fermenti culturali o artistici e, salvo qualche eccezione, come la tua, non vedo neppure attenzione a valorizzare quei pochi che nascono. Una cosa però è certa e lo dico da liberale incallito: non c’è bisogno di cultura manageriale per diffondere il fermento della cultura e della contemporaneità.

Mi potresti indicare un pregio e un difetto dei pisani?

Ecco…… sono circondati dalla Cultura, ma non fermentano…

Facciamo un gioco e proiettiamoci nel futuro. Il prossimo sindaco, chiunque esso sia, ti propone di fare
l’assessore alla Cultura e tu accetti. Ci dici la prima cosa che vorresti realizzare?

Credo che potrei accettare solo se a propormelo fosse Bianconiglio (proprio per seguire lui Alice intraprende il suo viaggio nel Paese delle Meraviglie, ndr)  e credo che solo Bianconiglio potrebbe propormelo. La prima cosa che farei sarebbe la distribuzione di pillole di cultura liberale, per liberare un poco le arti e le menti…..

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Giornalista.

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