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Ghezzani: “Il centrosinistra è morto”

- Interviste, Politica
18 Luglio 2017

Si occupa di politica da quando era bambina. La prima tessera di Simonetta Ghezzani, capogruppo di Sinistra Italiana in Consiglio comunale, è stata quella del Wwf. Poi a 13 anni quella della Fgci e in seguito quella del Pdup. Dopo molti anni di impegno nell’associazionismo, senza tessere di partito, ha ripreso la militanza politica in Rifondazione Comunista e dal 2010 ha aderito a Sel, di cui è stata coordinatrice cittadina. Infine l’approdo a Sinistra Italiana.
Laureata in Filosofia, master in comunicazione pubblica e politica, Ghezzani è funzionaria Usl, responsabile dell’Ufficio relazioni con il Pubblico. Cinquantaquattro anni, ha due figli (19 e 15 anni).

Il prossimo anno a Pisa si voterà per eleggere il nuovo sindaco. Come arriva la città a
questo appuntamento?

Come arriva la città in che senso? Socioeconomico, politico… Occorre specificare. Sul piano politico a mio parere vige una grandissima incertezza, con tante esperienze positive di mobilitazione e attivismo sociale ma anche tanta rabbia inespressa. Senza dubbio c’è un grandissimo scontento. Si tratta solo di capire chi lo interpreterà meglio. Il M5S o il centrodestra? Il Pd si alleerà con Mdp e a partire da un nuovo sindaco saprà reinventarsi?

E la sinistra riuscirà a rappresentare un’alternativa concreta e credibile?

Sul piano socioeconomico Pisa ha sopportato meglio di altre città la crisi, grazie alla presenza di servizi e aziende pubbliche, alle infrastrutture importanti, alla presenza di rendita e allo sviluppo del settore turistico. D’altra parte ha perso in questi anni molte realtà produttive anche importanti, ha perso il controllo pubblico dell’aeroporto, ha subito una battuta di arresto il settore della nautica, la pubblica amministrazione non assume; aumenta il lavoro povero, precario e la disoccupazione. Anche a Pisa sono aumentate le sacche di povertà, lo dice la Caritas ma anche i resoconti della società della salute che vedono raddoppiate le persone che chiedono aiuto.

A suo avviso quale eredità lascia il sindaco Filippeschi?

Una eredità pesante, perché molti sono oggi i nodi irrisolti. Non solo sono ancora aperte le partite per la gestione dei PIUSS, ma rimangono da sciogliere le questioni del parcheggio di Piazza Vittorio Emanuele, il problema della Sesta Porta, il grande patrimonio pubblico invenduto, a partire dal palazzo ex telecom. E poi c’è la questione People mover, che sembra essere l’anima di questa incipiente campagna elettorale. E poi c’è la questione dello stadio, degli ambulanti in piazza duomo che non hanno ancora trovato risposta e il nuovo piano del commercio. C’è la questione delle Biblioteche, di opere come la Domus galileiana e della Domus mazziniana. E va data risposta all’emergenza abitativa e vanno date le gambe a tutti i progetti a partire da quello di Sant’Ermete. È solo rinviato il problema dell’affidamento della gara unica regionale per il trasporto pubblico così come è ancora aperta la questione della gara di ATO costa per la gestione dei rifiuti, che a Pisa significa anche il destino dell’inceneritore. Più in generale va ripensata l’idea di città, visto che le grandi previsioni urbanistiche a partire dal Progetto caserme e dal piano strutturale d’area vasta sono fallite. Dopo anni di investimento sul recupero del patrimonio e sulle grande opere devono essere fatti i lavori necessari nella quotidianità, le opere di manutenzione, le riqualificazioni delle periferie. Pisa deve immaginare e investire in nuove forme di occupazione, a partire dall’investimento sui professionisti dei beni culturali. Solo per citare alcune questioni

Ci sono dei temi su cui potrebbero giocarsi le elezioni?

È presto per dirlo. Di sicuro il tema dei migranti e della sicurezza saranno sventolati come prioritari. Poi il People Mover e il tema delle grandi opere. Ma manca ancora molto tempo e ogni forza politica cercherà di dettare la propria agenda. Per Sinistra Italiana la questione sarà come rispondere ai bisogni di chi dentro la crisi ha perso dignità, speranza e risposte. Il problema sarà garantire il welfare locale, il trasporto pubblico, la sanità la casa i servizi sociali. E soprattutto una città in grado di dare risposte senza cadere nella barbarie della lotta tra poveri.

Dopo Livorno e Carrara il M5S potrebbe avere “fame” anche di Pisa. E forse anche la Lega, dopo il “laboratorio Cascina” potrebbe sognare il colpaccio… come vede queste due forze all’ombra della Torre?

Trainate dal quadro politico nazionale. La Lega oggi è inesistente, il M5S spaccato. Ma questo non conta. Vediamo quanto conterà il marchio e quanto soprattutto il M5S sarà in grado di raccogliere tra le elites cittadine. Il M5S è scalabile ed entrare in parlamento un’impresa molto facile.

In quali condizioni si trova il centrosinistra? Ci sono profonde divisioni al proprio
interno o crede che alla fine marcerà unito?

Il centrosinistra è morto. Oggi il Pd a livello nazionale governa con Alfano e MdP dà segnali contraddittori. Probabilmente il punto sarà cosa sceglierà di fare MdP, che in effetti potrebbe rianimare il centrosinistra. Alle ultime amministrative si è presentato ovunque con il Pd. Nella formula centrosinistra non stanno certamente Sinistra Italiana e altri che in questi anni sono stati all’opposizione e che oggi cercano un’altra strada, che mette al centro le cose da fare e non le formule politiche.

E il centrodestra? Si è formata una leadership o il candidato ancora una volta arriverà
da fuori?

Questo deve chiederlo a loro. Il quadro è frammentato e potrebbe darsi che una parte si sposti al centro vista l’aggressività della Lega.

Il dibattito politico nazionale a suo avviso inciderà sul voto locale?

Certamente. Anche se localmente contano molto anche le promesse e i rapporti personali.

Cosa ne pensa delle forze cosiddette “populiste”?

Nascono dal bisogno delle persone di semplificare e avere risposte. Non sono necessariamente negative se rimandano alla ricerca di sintonia con le persone che hanno bisogno di risposte urgenti e materiali molto semplici. Lavoro, casa, diritto allo studio per i propri figli. Equità e giustizia sociale.

Qual è il difetto più grande dei pisani? E il pregio?

Non so quali siano i difetti o i pregi dei pisani. Posso provare a dire quali siano quelli della città: io credo che la presenza di una università tanto ingombrante sia il più grande pregio e il più grande difetto di Pisa. 55.000 studenti, dei quali più di 20.000 fuori sede, in una città che non raggiunge i 90.000 abitanti delineano un quadro eccezionale. È difficile trovare l’equilibrio tra mondi diversi ma soprattutto è difficile amministrare una città con
una sorta di sovranità limitata da altri centri di potere. Ma questa è la bellezza della nostra città che in questo meticciato culturale perpetua la propria identità di città marinara e che ha al proprio interno gli antidoti al triste provincialismo.

Proviamo a fare un gioco. Si sveglia tra un anno ed è sindaco di Pisa. Mi dice la prima cosa che farebbe appena insediata?

Penso che salirei sugli autobus di linea e andrei a ringraziare i cittadini che mi hanno votata e a interloquire con quelli che non l’hanno fatto. Andrei a chiedere collaborazione e fiducia. Poi farei un incontro con tutti i lavoratori del Comune. Perché il principio deve essere sempre quello: collaborazione e fiducia nella chiarezza degli obiettivi e nel rispetto reciproco.

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Giornalista.

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